Articolo 3, manifesto – movimento per la libertà

La Scienza non è democratica!

Questo aforisma è attagliato perfettamente ai tempi in cui viviamo da quando, dalla Cina, si diffuse nel mondo e, tra i primi, nel nostro Paese il virus Covid-19.

La Scienza non è democratica!, per i nostri come per altri governi, è diventato lo slogan e il pretesto per violare continuamente  e sempre più profondamente le libertà e i diritti delle persone, in spregio a ogni principio costituzionale, giuridico e spesso anche senza alcun fondamento scientifico.

La Scienza non dovrebbe essere democratica, al contrario di ciò che si tenta di affermare oggi, sempre e solo in senso metodologico, rifuggendo pregiudizi e mere opinioni, accettando primariamente nel proprio statuto come capisaldi inespugnabili la riflessione sui dati di realtà; il confronto tra tesi e antitesi; l’assoluta libertà di ricerca e, specificatamente nel campo medico, la libertà di cura nel pieno e assoluto rispetto della dignità della persona e del rapporto fiduciario ed esclusivo tra medico e paziente.

Una Scienza che diserta il campo del dialogo e che rifugge addirittura il confronto inter pares, accettando che siano solo la forza coercitiva dei governi e della politica a legittimarne gli assunti; che assume autorità anche con la manipolazione, quando non con la vera e propria falsificazione dei fenomeni e delle loro effettive dimensioni e conseguenze; che acquista legittimità non dalla serietà degli studi e dall’importanza dei risultati ottenuti e dimostrati, bensì da una maliziosa e manipolata narrazione dei suoi scopi e delle sue azioni; una Scienza siffatta semplicemente non è Scienza! È solo Scientismo, una sorta di nuova religione.

Non è e non può essere Scienza ciò che viene sviluppato nella massima segretezza, spesso da persone di incerte, quando non sconosciute competenze specifiche, ma i cui postulati vengono vieppiù invocati e propagandati con toni, accenti e vocabolari adatti, semmai, alle credenze e ai miti.

Noi crediamo e vogliano continuare a credere in una Scienza autorevole, slegata da tutti gli interessi economici o di natura politica dei privati e degli Stati, che alberga essenzialmente nelle Università e nei centri di ricerca liberi e indipendenti, e che abbia come unico obbiettivo l’accrescere della conoscenza e il bene e la salute delle persone e dei popoli.

Noi vogliamo credere in una Scienza che non è democratica solo in quanto gelosa delle conquiste dimostrate e dimostrabili della ricerca e dell’impegno intellettuale delle donne e degli uomini in ogni campo dello scibile, ma che si sviluppa e progredisce in una società libera, rispettosa dei diritti fondamentali e intangibili dell’individuo, in cui il governo della cosa pubblica si conformi sempre alle regole costituzionali, non ne travalichi mai il perimetro tracciato dalle norme fondamentali della Repubblica, senza mai elevare a dogma asserite verità scientifiche per giustificare sconfinamenti e men che meno soste nel terreno dell’arbitrio normativo e politico.

Noi crediamo e vogliamo credere in una Scienza che non si possa mai trasformare, come oggi accade in Italia, in fattore di discriminazione tra i cittadini e pretesto per l’annichilimento psicologico, per lo svilimento lavorativo e professionale, per il confinamento e la soppressione dei diritti e della libertà di espressione di interi gruppi sociali e delle minoranze che fanno parte integrante e costituiscono semmai una risorsa della Comunità.

Noi vogliamo tornare a vivere in una società, in cui la cittadinanza torni a essere un concetto denso di significati e attribuzioni indisponibili e intangibili – se non nei precisi limiti previsti dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie che ne discendono – anche per qualsiasi forma di potere esecutivo, per qualsiasi istituzione dell’ordinamento dello Stato e, sopra a tutto, non condizionabili in alcuna maniera dal possesso di titoli e autorizzazioni diverse ed estranee dai diritti naturali derivanti dalla nascita.

Per queste e altre ragioni,  constatando la pericolosa deriva antidemocratica in cui sempre più palesemente e rapidamente scivola la nostra Italia, ci costituiamo in un comitato ispirato, in primo luogo, al dettato dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana, al fine di contribuire, ciascuno nell’ambito delle competenze che gli appartengono, al ristabilimento di un corretto equilibrio sociale, politico, giuridico e istituzionale nel nostro Paese.

PRIMI FIRMATARI e PROMOTORI DEL MANIFESTO / APPELLO

  • Stefano Burbi, musicista, direttore d’orchestra e docente di Lettere e Filosofia
  • Antonio Fraternale, avvocato
  • Ladislao Margiotta, medico del Lavoro
  • Massimiliano Mazzanti, giornalista professionista e scrittore
  • Giovanni Preziosa, imprenditore e già vicequestore della Polizia di Stato